REFLUSSO VESCICO-URETERALE E INFEZIONI URINARIE NEI BAMBINI

Nei bambini piccoli, la comparsa di infezioni urinarie può essere spia di un reflusso vescico-ureterale. Vediamo di cosa si tratta in questo articolo.

Cos’è il reflusso vescico-ureterale?

Il reflusso vescico-ureterale è la situazione in cui l’urina fluisce al contrario rispetto al normale ed è un disturbo piuttosto comune, riscontrandosi in circa 1-2 bambini su 100.

L’urina, prodotta dai reni, scende lungo gli ureteri e raggiunge la vescica, per poi uscire all’esterno attraverso l’uretra durante la minzione. Normalmente, una volta arrivata in vescica, non può tornare indietro perché tra ureteri e vescica è presente una valvola che permette il passaggio in un solo verso. Se invece l’urina accumulata in vescica riesce a fluire all’indietro negli ureteri, si parla di reflusso vescico-ureterale.

apparato urinario reflusso vescico-ureterale

Il reflusso di urina può essere dovuto a una malformazione della giunzione tra vescica e uretere, e in questo caso si definisce reflusso primitivo; questa situazione ha una forte componente ereditaria. Oppure può essere causato da difetti che aumentano la pressione nella vescica tanto da superare la capacità contenitiva della valvola (reflusso secondario): ad esempio un ostacolo al normale flusso dell’urina verso l’esterno, oppure un malfunzionamento dei muscoli della vescica che ne provoca spasmi incontrollati.

Il reflusso può interessare un solo uretere oppure, più raramente, entrambi. Può avere 5 diversi livelli di gravità:

Grado I – l’urina risale l’uretere solo in parte, senza arrivare al rene (reflusso parziale)

Grado II – l’urina arriva fino al rene (reflusso completo)

Grado III – reflusso completo, inoltre la pressione dell’urina provoca una moderata dilatazione dell’uretere e del bacinetto renale

Grado IV – reflusso completo, uretere e bacinetto renale dilatati, l’uretere inoltre assume una forma leggermente tortuosa

Grado V – reflusso completo con importante dilatazione dell’uretere e del bacinetto renale e uretere gravemente tortuoso.

Come vedremo, questa classificazione è importante perché determina la probabile evoluzione che il reflusso avrà nel tempo.

Come capire se mio figlio ha un reflusso vescico-ureterale? Quali sintomi provoca?

Il reflusso urinario di per sé non crea sintomi, però può trasportare fino ai reni i batteri presenti nell’urina e in questo modo provocare un’infezione renale (pielonefrite). Infatti si stima che il 20-30% dei bambini di meno di tre anni con infezioni urinarie soffrano di reflusso vescico-ureterale.

I sintomi tipici dell’infezione al rene sono febbre alta, dolore all’addome o alla schiena, minzione frequente e dolorosa. Nei bambini molto piccoli naturalmente non è possibile capire se la minzione è più frequente del normale o se provoca dolore o bruciore, quindi i sintomi si riducono a malessere generale e febbre, la quale però nei neonati può anche essere bassa o addirittura assente. Dunque in caso di malessere di natura non chiara è bene contattare sempre il pediatra, che per diagnosticare un’eventuale pielonefrite farà un esame delle urine e se necessario anche del sangue.

Stabilito che il bambino ha un’infezione renale, il medico prescriverà alcuni esami per capire se è presente un reflusso vescico-ureterale. In prima battuta si esegue di solito un’ecografia delle vie urinarie. Se i risultati dell’ecografia sono anomali o se il bambino continua a sviluppare infezioni delle vie urinarie si possono eseguire test più complessi: la cistouretrografia minzionale o la cistografia con radionuclide. Entrambi questi esami prevedono di iniettare in vescica tramite catetere uno speciale liquido, il cui percorso viene poi visualizzato mediante una radiografia oppure uno scanner nucleare. Questo permette di osservare il reflusso in maniera diretta.

In molti casi il reflusso vescico-ureterale si può diagnosticare ancor prima della nascita grazie alle normali ecografie prenatali.

reflusso vescico-ureterale

Quali rischi corre mio figlio?

Non è tanto il reflusso in sé che può creare problemi, quanto le infezioni renali dovute al reflusso. In età pediatrica, infatti, c’è un maggior rischio che la pielonefrite possa provocare danni irreversibili al rene. Può accadere che la forte infiammazione leda il tessuto renale e l’area danneggiata venga rimpiazzata da tessuto cicatriziale, che però non è in grado di svolgere le funzioni proprie del rene: la funzionalità renale quindi si riduce, e questo fa sì che nel tempo, spesso in età adulta, possano svilupparsi ipertensione e in qualche caso insufficienza renale.

Il fattore che più condiziona il danno renale è la durata dell’infezione, quindi è fondamentale diagnosticare e curare la pielonefrite nel minor tempo possibile. A questo scopo è importante che anche i genitori siano bene informati, in modo da rivolgersi rapidamente al pediatra in caso di sospetto.

Come si cura il reflusso vescico-ureterale?

Il reflusso vescico-ureterale di I e II grado quasi sempre si risolve in maniera spontanea con la crescita, in un arco di tempo compreso tra alcuni mesi e tre anni. Nel frattempo è molto importante tenere il bambino al riparo dalle infezioni: il rischio di pielonefrite comincia a diminuire dopo l’anno di età, e un’ulteriore riduzione si ha quando il bambino acquisisce il controllo degli sfinteri. Fino a quel momento tradizionalmente si procede in due modi: con una profilassi antibiotica continuativa oppure con la “vigile attesa”, che consiste semplicemente nel prestare grande attenzione ai possibili segnali di una pielonefrite in modo da poterla trattare immediatamente qualora si presentasse (cosa che comunque resta valida anche per i bambini sotto antibiotico, dal momento che la terapia non garantisce la scomparsa delle infezioni).

Per il reflusso di III grado o superiore la guarigione spontanea è più lenta e meno frequente: la metà dei casi non si è ancora risolta dopo 10 anni. Questi bambini potrebbero aver bisogno di un intervento chirurgico per correggere il problema, garantire un corretto drenaggio dell’urina e prevenire le infezioni.

La profilassi antibiotica, ovvero la somministrazione quotidiana di un antibiotico a basso dosaggio, oggi è meno utilizzata rispetto al passato, perché i medici sono più sensibili ai possibili rischi degli antibiotici: lo sviluppo di antibiotico-resistenza da un lato, e dall’altro l’alterazione del microbiota dell’organismo.

È stato osservato, infatti, che i neonati sottoposti a profilassi antibiotica per il reflusso vescico-ureterale hanno un microbiota intestinale più povero di batteri benefici come i Bifidobatteri, e più ricco di batteri potenzialmente patogeni. Durante i primi tre anni si sviluppa quello che sarà il microbiota per il resto della vita: interferire in questo periodo cruciale potrebbe avere conseguenze sulla salute della persona a lungo termine.

Ma esiste un’alternativa alla profilassi antibiotica! Di recente anche i pediatri si stanno interessando all’uso del D-Mannosio per la prevenzione delle infezioni urinarie. È stato pubblicato uno studio che, anche se piccolo, mostra risultati molto positivi nei piccoli pazienti. E il D-Mannosio è il rimedio ideale per i bambini, perché completamente innocuo e privo di effetti collaterali.

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