CISTITE RICORRENTE E OCCASIONALE SONO DUE PATOLOGIE DIVERSE (LO DICONO GLI SCIENZIATI)

In questo articolo vogliamo parlarti di uno studio recente che tratta le differenze tra cistite occasionale e cistite ricorrente. Le conclusioni sono molto interessanti, e ricalcano le idee che stanno alla base dei nostri protocolli dedicati a chi soffre di cistite ricorrente.

La ricerca, firmata da un gruppo di medici coreani, si è posta l’obiettivo di analizzare il microbiota urinario di donne che soffrono di cistite, verificando eventuali differenze tra la cistite ricorrente e quella occasionale.

Il microbiota urinario

Qui dobbiamo fare una pausa e precisare cosa si intende per microbiota urinario.

Siamo abituati a pensare che, in assenza di infezioni, l’urina non contenga batteri e sia quindi sterile. Quest’idea in realtà non è corretta, ed è stata smentita dalle ricerche effettuate negli ultimi anni. Si è scoperto infatti che l’urina di tutti noi contiene normalmente una grande varietà di batteri: questa comunità batterica è stata definita appunto microbiota urinario, in analogia alle comunità presenti in altre zone del corpo come l’intestino (microbiota intestinale) o la vagina (microbiota vaginale).

I batteri che compongono il microbiota urinario non emergono però dalle normali analisi delle urine: in parte perché sono in numero molto ridotto, e in parte perché le analisi vanno alla ricerca solo di pochissime specie (quelle più spesso responsabili della cistite, come Escherichia coli) e non sono in grado di rilevare batteri diversi. Per analizzare il microbiota urinario è dunque necessario utilizzare tecniche molto avanzate di sequenziamento genetico, in cui cioè si raccoglie il materiale genetico presente nelle urine e si cerca di determinare a quali batteri appartenga.

Cistite occasionale e ricorrente: le differenze

Tornando al nostro studio, sono state analizzate le urine di 11 pazienti con infezione occasionale e 31 con infezione ricorrente. Ed è emerso che nei due casi il microbiota urinario è completamente diverso.

Nella cistite occasionale il microbiota urinario è per lo più dominato da una singola specie batterica, cioè la quasi totalità dei batteri identificati in ogni campione appartengono alla stessa specie (nella maggior parte dei casi E. coli). Solo in 3 casi su 11 non si riesce a riconoscere con chiarezza un batterio dominante, e si parla allora di infezione polimicrobica.

cistite ricorrente

Ma nella cistite ricorrente la situazione è totalmente diversa. Il caso in cui quasi il 100% dei batteri appartiene ad un’unica specie non è più la regola bensì l’eccezione: solo 3 pazienti su 31. Per il resto vediamo comunità batteriche con una biodiversità molto elevata, dove spesso non si riscontra neppure una specie dominante. C’è E. coli, sì, ma ci sono anche molti altri batteri, alcuni dei quali sicuramente non hai mai sentito nominare: ad esempio Pseudomonas, Acinetobacter, Sphingomonas, Bradyrhizobium, Staphilococcus, Streptococcus… solo per citarne alcuni. La maggior parte di questi batteri non può essere scoperta con una normale urinocoltura: sul referto allora troverai indicato solo E. coli, mentre in realtà la situazione è molto più complessa.

Ecco come gli autori commentano questi risultati:

“La cistite occasionale può essere vista come un’infezione temporanea causata da un microrganismo ben definito. Nella cistite ricorrente, al contrario, un ruolo più importante sembra essere giocato dalla DISBIOSI.”

Cistite ricorrente non come infezione acuta, dunque, ma come disbiosi del microbiota urinario. È un vero e proprio cambio di paradigma, che ha importanti ripercussioni sulle scelte terapeutiche. Proseguono infatti i ricercatori coreani:

“Nella cistite occasionale è consigliabile l’utilizzo tempestivo di antibiotici. Nei casi ricorrenti la valutazione dovrebbe essere più attenta, dal momento che un utilizzo indiscriminato di antibiotici potrebbe peggiorare la disbiosi”. In questi casi, sempre nelle parole degli autori, è particolarmente interessante il ricorso a tecniche di modulazione del microbiota volte a ridurre la disbiosi.

Per concludere

Terminiamo con alcune nostre considerazioni.

Anzitutto la disbiosi è una condizione che dura nel tempo. La ricerca di cui abbiamo parlato fotografa la situazione del microbiota durante un episodio acuto, ma possiamo immaginare che la disbiosi permanga, con gradazioni diverse, anche nell’intervallo tra un episodio di cistite e l’altro. Dobbiamo dunque pensare alla cistite ricorrente non come a tanti episodi di cistite isolati, ma come a una malattia cronica che ha riacutizzazioni e periodi di remissione. Fondamentale allora un intervento prolungato: almeno 6 mesi, nella nostra esperienza.

Obiettivo fondamentale dev’essere abbassare la carica di E. coli, che anche nella cistite ricorrente è il batterio isolato più di frequente.

Obiettivo altrettanto importante è ristabilire l’equilibrio del microbiota urinario. Per fare questo dobbiamo agire sul microbiota intestinale e vaginale, dai quali quello urinario deriva.

Per raggiungere questi obiettivi, il programma che abbiamo ideato prevede:

  1. L’utilizzo quotidiano di UROGYN per lunghi periodi. Il D-Mannosio di cui questo integratore è composto cattura i batteri E. coli presenti nelle urine, rendendoli innocui e facendo sì che vengano eliminati semplicemente con la minzione.
  2. L’assunzione, anch’essa quotidiana e prolungata, del probiotico NATURAFLORA PLUS. I ceppi di cui si compone sono stati accuratamente selezionati per riequilibrare in profondità il microbiota del tratto intestinale e di quello urogenitale.
Se soffri di cistite ricorrente non aspettare!
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